Quando ti chiami come me, hai passato i cinquanta e vedi avvicinarsi la sesta decina a una velocità che meriterebbe la multa, fare qualche riflessione è un diritto acquisito. Ad esempio, mi sento libero di dire che vivo nel Queens e ho corso la vita sposato con l’unico mestiere che amo: uno dei doni ricevuti quando arrivai su questo pianeta. L’altro è il nome, John Monetti: la gente con cui ho a che fare mi chiama solo così, senza titoli, pensano di sfottermi, ma vogliono dimenticare quello di cui mi occupo. Non tutti lo fanno, di certo non gli amici e i colleghi né il mio vecchio, il fan più sfegatato da sempre. La mia era una strada segnata, ho seguito le orme paterne, nella provincia del Michigan presso Detroit; così facendo mi sono ritrovato nella Grande Mela dove continuo a pagare affitto, bollette, cibo e vizi con il salario offerto dal Sindaco. Mio padre era Sceriffo, io faccio il detective e New York è il capolinea dell’ultima inchiesta, ma di questo avremo modo di parlare. Da buon poliziotto vi propongo un accordo, anzi due: il primo è quello di ascoltarmi, non abuserò del vostro tempo con un intrigo poliziesco nutrito solo di sparatorie e inseguimenti. Il mio lavoro è anche quello, ma si tratta per lo più di svelare l’inganno: ciò che sta alla radice di ogni crimine. Per farlo servono uomini come Monetti e altri, come Frank Blackwood: mio amico da sempre, profiler dell’FBI per vocazione o per caso. Ricordate solo di non chiamarlo con quel titolo. Il nostro legame, nato grazie a una piccola truffa con la complicità di una torta al cioccolato, fu un’eccezione fortunata: l’equazione crimine uguale inganno non ammette deroghe. A New York il delitto è pane quotidiano, ma anche in provincia non scherziamo: affaristi danarosi, tossici e prostitute, avvocati del malaffare, stupratori, famiglie posticce e segretarie sexy. Stereotipi pronti a cambiare volto e diventare vittime o persecutori; personaggi ironici o grotteschi che abitano case normali e spendono vite fuori dal comune. Nella cronaca della nostra amicizia e nella galleria dei personaggi di questa storia, c’è molto altro: il gentil sesso, cominciando da Ann, moglie di Frank. La amavamo entrambi e avrebbe potuto renderci nemici, rinsaldò la nostra amicizia fin a quando se ne andò. 4 Poi mia madre, grande nella sua assenza, Lizzy, Daniela Ortiz e molte altre, amiche e complici, vittime o aguzzini. Il secondo accordo è di mettervi nei miei panni: cedo arma e distintivo per raccontare i fatti che mi hanno portato nella metropoli. Avrete a disposizione notizie, scene del crimine, testimoni e vittime: in cambio ascoltate, se siete arrivati fino a qui spero di spingervi a proseguire. Non parlo come un attore, pur laureato resto uno sbirro, quindi, scusatemi se non rispetto sempre la forma: cercherò di compensare con una vicenda intrigante. Quella che segue è la storia di un legame nato oltre trent’anni fa e ancora forte: il cammino di due giovani uomini lungo il sentiero degli inganni, maturati con la sfida al male, la caccia a umani che di umano hanno solo le sembianze. Tutti riconosciamo il bullo o il brutto orco puzzolente, il tipo poco raccomandabile: quanti possono vedere dietro la maschera di persona affidabile, familiare affettuoso, collega efficiente o vicina ospitale? Io e Frank ci abbiamo provato facendo luce negli angoli scuri, entrando nelle anime nere dai volti puliti: in questo mestiere e nella nostra amicizia abbiamo dato e ricevuto qualcosa. Partendo da una piccola truffa per giungere all’inganno peggiore con cui ci siamo mai confrontati. Abbiamo pagato un prezzo, in nome della giustizia e di noi esseri umani: a fine storia le inevitabili conclusioni, a voi decidere se ne è valsa pena.