Maria, aveva sette anni o poco più, quando sulla fine degli anni Sessanta aveva visto in televisione la serie a puntate di Belfagor, iniziò così a interessarsi agli egizi, soprattutto alle donne egiziane libere e bellissime, un po’magiche e tanto, tanto misteriose; alcune di loro raggiunsero lo status di faraone e una, Merit Phat, fu un grande medico, visse 4700 anni fa, il suo nome nella lingua egizia significa amata da Ptah, cioè il dio creatore della città di Menphi la capitale dell’antico Regno.
Maria soprattutto era attratta da Nefertari, la grande sposa reale di Ramses II durante Nuovo Regno, se era stata tanto amata dal faraone più famoso della storia doveva certo essere eccezionale.
Nefertari, la cui tomba, nella Valle delle Regine a Tebe, presenta un luminoso e ricco ciclo pittorico con la rappresentazione del suo viaggio nell’aldilà. Accompagnata dalle divinità che la prendono per mano e la conducono alla vita eterna; meravigliosi affreschi, uno dei massimi traguardi artistici, tomba trafugata per cui solo pochi suoi oggetti sono stati ritrovati, un frammento di bracciale d’oro, qualche amuleto, qualche cofanetto di legno dipinto e un paio di semplici sandali di fibra vegetale.
“Il numero di Belfagor”, è un romanzo storico che riscrive il periodo della XVIII Dinastia egiziana. Maria, una ragazza sommariamente descritta, se non nella sua indole di sognatrice e di sensibilità estrema, è innamorata della storia egizia, in particolare delle regine egiziane. In viaggio a Torino per visitare il Museo Egizio e per incontrare un uomo, è abbandonata sia dall’amante, sia da Nefertari. Singhiozzante e sola nella sua camera d’albergo incontra tramite un sogno Nefertari che le racconterà quello che è realmente successo durante un centinaio di anni nel periodo d’oro egizio. La particolarità di questo racconto è che anche lo studioso e ricercatore di storia egizia non potrà confutare le ipotesi in quanto plausibili. È un romanzo ma con personaggi e con eventi storici, seppur ribaltati, plausibili attraverso una visione antropologica. Interessante e divertente nonostante la pedanteria storiografica perché ricco di particolari inusuali e bizzarri.