Caro destino,
Ricordo e imprimo in queste pagine quel giorno in cui ho deciso di ribellarmi alla tua infima decisione. Non puoi essere tu a decidere per me.
Te lo racconterò perché tu possa condividerlo con chi ha perso, per un po’, come me.
Ho passato gli ultimi cinque giorni della mia vita a ripensare a cosa ero stata. Chi ero ormai non m’importava più. L’infelicità della mia vita aveva preso il sopravvento da tempo sul mio modo di pensare, di fare, di vivere. Ormai non vivevo più. Avevo sempre immaginato una vita che, ahimè, non ho mai condotto.
Non è stata l’infelicità a farmi ammalare, sono stata io stessa. Per molto tempo ho scelto di arrendermi a te. Ma poi ho detto basta.
Il mio matrimonio non è andato come speravo. È stata una giornata piacevole, sì, ma non abbastanza da soddisfare le mie aspettative coltivate da anni. Per trent’anni ho sognato di sposarmi, un matrimonio in grande, con un vestito da principessa ampio e lungo, lo sognavo quasi ingombrante.
Invece quel giorno indossavo un abito che non sentivo mio, lungo quasi fino ai piedi, anonimo, color crema.
Anonimo come sarebbe stata la mia vita.
Per più di trent’anni invece, avevo sognato al mio fianco un uomo che mi amasse follemente, una storia d’amore che lasciasse il segno. Invidiati da tutti avremmo avuto una famiglia splendida e numerosa, proprio come avevo sempre desiderato.
Forse sono stati proprio i miei sogni a distruggere la mia realtà.
Sognare non fa sempre bene?
Il carattere freddo di mio marito non lo trovavo per nulla affine alla mia persona. Ormai lo amavo. Avevo trascorso con lui più di dieci anni della mia vita, inizialmente in modo spensierato, poi iniziò ad arrivare il buio.
I sogni che avevo dipinto durante la mia infanzia andavano in fumo ogni giorno che trascorrevo all’interno della nostra casa. Grande, bianca, con molti elementi in marmo, come delle colonne. Guardando il pavimento potevo vedere il mio riflesso, grigio, triste, come le giornate che trascorrevo lì dentro.
Quando tornava a casa, mio marito mi lanciava delle occhiate di disperazione. Aveva iniziato soprattutto in quegli ultimi cinque giorni a domandarsi cosa non andasse in me.
Ero infelice. Avevo deciso di non intervenire più.
Una donna, vittima di violenza psicologia e fisica decide di riprendere la sua vita in mano dopo aver toccato il fondo. Questo breve racconto, sottoforma di lettere al destino ospita la storia di una protagonista senza nome che ci racconta la sua esperienza di vita. Il tema è la violenza sulle donne.
Personaggi e avvenimenti sono frutto di fantasia. Non ci sono contenuti vietati ai minori. Finale a sorpresa.