Prefazione
Nonna Amelia, come tutte le donne della mia famiglia,oltre ad
essere un’appassionata lettrice,si divertiva anche a scrivere. La
vedevo spesso, nel tardo pomeriggio, seduta al suo scrittoio,
davanti alla grande finestra che dava sul giardino, intenta a scrivere,
scrivere e ancora scrivere, quasi dimentica di tutto ciò che
la circondava.
Naturalmente ero molto curiosa e le facevo tante domande su
che cosa stesse scrivendo, ma lei mi rispondeva invariabilmente
che, appena fossero tornati i miei cugini Antony e Wanda, tutti
un po’ più grandi di me, lo avrei scoperto.
La nonna, la sera, dopo cena, ci leggeva una delle sue filastrocche
buffe, che lei chiamava “filastrocche sbarazzine”, per farci
ridere e dimenticare gli screzi della giornata. Poi ci narrava una
delle sue storie.
Lei sapeva che non è sempre facile e divertente essere un bambino
che sta crescendo; sapeva che anche noi piccoli potevamo
provare dei dispiaceri, delle paure e delle ansie.
Scrivere per noi e poi leggerci le sue storie era un modo dolcissimo
per rasserenarci e aiutarci a capire tante cose della vita e
del mondo.
Giovanna Fracassi
Introduzione
Tempo fa decisi di restaurare un antico scrittoio di famiglia che
troneggiava, piuttosto malconcio, nel bel mezzo della mia
Fu così che, prima di consegnarlo al mio valente falegname di
fiducia, mi misi a ripulirlo dalla polvere che lo ricopriva e ad
ispezionare i numerosi cassetti e cassettini di cui è composto.
In uno di questi trovai una piccola chiave in ottone che
sembrava essere troppo piccola per tutte le serrature in cui la
Arrivata all’ultimo cassetto, lo aprii e dentro ne scoprii uno più
piccolo: avevo trovato finalmente dove inserire quella chiave!
Fui sorpresa di trovarvi il vecchio taccuino di cuoio verde della
nonna Amelia. Lo riconobbi subito: era quello che usava quando
leggeva a me e ai miei cuginetti, le storie, le favole e le
filastrocche che inventava per noi.
Le ho rilette con tanto piacere, un pizzico di nostalgia e un bel
po’ di emozione. Così ho pensato di rendere onore, non solo a
lei, ma a tutte le nonne che da sempre raccontano le loro storie
ai nipotini, pubblicandole per farle conoscere a tanti altri
Così è nata questa raccolta. Non ci sono tutti i suoi scritti, perché
sono davvero tantissimi! Se questi piaceranno ai miei piccoli
lettori, prometto che riordinerò e pubblicherò anche gli altri.
Giovanna Fracassi
Nota dell’Editore
Un cesto pieno di favole, di ricordi che sanno di buono.
Un nuovo libro di favole e filastrocche. Non esiste viaggio migliore per nutrire la nostra essenza.
Giovanna Fracassi scava nei suoi ricordi e ritrova la memoria nei quaderni di nonna Amelia.
Ogni parola è scelta con cura, ogni filastrocca è un soffio di freschezza da ricordare nei giochi dei più piccoli.
In un girotondo della vita e nei sorrisi sull’altalena le allegre cantilene prendono forma e significati.
Nella soffitta delle meraviglie si riscoprono voci e quel cesto di fiabe rivive nelle risate dei protagonisti viaggiando nel tempo, fra delfini e anatroccoli, gatti e topolini, elefanti e coccinelle.
Nonna Amelia sapeva che nulla sarebbe andato perduto, in quelle giornate di sole mentre il vento raccoglieva le giuste intuizioni per trasformare l’essenzialità in gocce di meraviglia.
E me la vedo sorridere mentre le sue pagine rivivono con l’amore che celebra l’eternità.
Scrivere e raccontare favole è come entrare nel ciclo delle stagioni, è riconquistare il valore del tempo, come medicina contro malinconia e tristezze, in un atto d’amore verso se stessi.
Gesti luminosi che ci attendono, fra terra e cielo, in un mondo intatto. Niente è lasciato al caso lungo il cammino dell’immaginazione, percorrendo una strada salvifica.
Maria Cristina Del Torchio